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martedì 10 novembre 2009

Surrogato di Passione Violenta


[...]"Esporre ciò che è mortale e indifeso al caso,alla morte e al pericolo,fosse pure un guscio. Non è qualche cosa questo?" domandò guardando Mustafà Mond. "Anche astraendo da Dio; e tuttavia Dio ne costituirebbe pur sempre una ragione. Non è qualche cosa vivere pericolosamente?"
"E' molto" rispose il Governatore."Gli uomini e le donne hanno bisogno che si stimolino di tanto in tanto le loro capsule surrenali."
"Cosa?" fece il Selvaggio che non capiva.
"E' una delle condizioni della perfetta salute. E' per questo che abbiamo reso obbligatorie le cure S.P.V."
"S.P.V.?"
"Surrogato di Passione Violenta. Regolarmente,una volta al mese, irrighiamo tutto l'organismo con adrenalina. E' l'equivalente fisiologico completo della paura e della collera. Tutti gli effetti tonici dell'uccisione di Desdemona e del fatto che è uccisa da Otello, senza nessuno degli inconvenienti."
"Ma io amo gli inconvenienti."
"Noi no" disse il Governatore. "Noi preferiamo fare le cose con ogni comodità."
"Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato."
"Insomma" disse Mustafà Mond "voi reclamate il diritto di essere infelice."
"Ebbene, sì" disse il Selvaggio in tono di sfida "io reclamo il diritto di essere infelice."
"Senza parlare del diritto di diventar vecchio e brutto e impotente; il diritto di avere la sifilide e il cancro; il diritto d'avere poco da mangiare; il diritto d'essere pidocchioso; il diritto di vivere nell'apprensione costante di ciò che potrà accadere domani; il diritto di prendere il tifo; il diritto di essere torturato da indicibile dolori d'ogni specie."
Ci fu un lungo silenzio.
"Io li reclamo tutti" disse il Selvaggio finalmente.
Mustafà Mond alzò le spalle. "Voi siete il benvenuto" rispose.

Questo è un estratto da Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley, per comprenderlo a fondo è necessario leggere l'opera intera. E' uno scontro tra civiltà.

giovedì 29 ottobre 2009

Bugie e Proust

Non avevo mai pensato al carattere geometrico delle bugie, per fortuna ci ha pensato Proust a ispirarmi un'immagine bellissima. C'è un gioco per bambini che consiste nell'infilare una figura solida,un triangolo o un cubo,nello spazio giusto: triangolo con triangolo, cubo con cubo.Dire una bugia è come cercare di infilare un triangolo nello spazio di un cubo, può darsi che ci entri, ma i contorni non combaciano. Voglio riportare per tutti questo estratto, inutile dirlo, magistrale:

"Swann riconobbe subito,in questo discorso,uno di quei frammenti d'un fatto vero che i bugiardi,presi di sorpresa,si confortano di far entrare nella composizione del fatto falso che stanno inventando,persuasi di dare alla Verità quel che le spetta e rubarne le apparenze.Sicuramente quando Odette aveva fatto qualcosa che non voleva rivelare,lo nascondeva molto in fondo a se stessa.Ma appena si trovava davanti a colui a cui voleva mentire,un turbamento la prendeva,tutte le sue idee sprofondavano,le sue facoltà d'invenzione e di ragionamento rimanevano paralizzate,nella testa non trovava altro che il vuoto;pure bisognava dire qualcosa,e,a portata di mano,incontrava precisamente la cosa che aveva voluto dissimulare e che,essendo vera,era la sola rimasta.Ne staccava un pezzetto,senza importanza in sé,dicendosi che dopotutto era meglio così,perchè si trattava di un particolare verificabile che non presentava gli stessi pericoli di un particolare falso. -Questo per lo meno è vero, si diceva, è sempre tanto di guadagnato;può informarsi, vedrà pure che è vero;non sarà mai questo a tradirmi.- Si sbagliava,era quello a tradirla;lei non si rendeva conto che quel particolare vero aveva degli angoli che potevano incastrarsi solo nei particolari contigui del fatto vero da cui arbitrariamente l'aveva staccato:e quali fossero i particolari inventati fra cui lo metteva,con la materia eccedente e i vuoti non riempiti,quegli angoli avrebbero sempre rivelato che non proveniva di lì.

mercoledì 21 ottobre 2009

L'Araba Fenice


C'era un buffissimo uccello, chiamato Fenice, nel più remoto passato, prima di Cristo, e questo uccello ogni quattro o cinquecento anni si costruiva una pira e ci s'immolava sopra. Ma ogni volta che vi si bruciava, rinasceva subito poi dalle sue stesse ceneri, per ricominciare. E a quanto sembra, noi esseri umani non sappiamo fare altro che la stessa cosa, infinite volte, ma abbiamo una cosa che la Fenice non ebbe mai. Sappiamo la colossale sciocchezza che abbiamo appena fatta. Conosciamo bene tutte le innumerevoli assurdità commesse in migliaia di anni e finché sapremo di averle commesse e ci sforzeremo di saperlo, un giorno o l'altro la smetteremo di accendere i nostri fetenti roghi funebri e di saltarci sopra. Ad ogni generazione, raccogliamo un numero sempre maggiore di gente che ricorda.

Ray Bradbury

lunedì 12 ottobre 2009

Punto


Gianni Rodari scrisse una filastrocca ormai tanti anni fa su quel genere di persone che, purtroppo,non passa mai di moda: sono esistite in tutte le epoche e infestano anche la nostra. Lui l'ha intitolata "Il dittatore" ma il titolo direi, potrebbe anche essere "Il pedante" oppure "L'illuso", la triste sostanza non cambia. Le filastrocche di Rodari sono capaci di parlare a persone di tutte le età,le avete mai lette?




Un punto piccoletto,
superbioso e iracondo,
"Dopo di me-gridava-
verrà la fine del mondo!"

Le parole protestarono
" Ma che grilli ha pel capo?
Si crede un Punto-e-basta,
e non è che un Punto-e-a-capo"

Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso,
e il mondo continuò
una riga più in basso.